L’edizione speciale Mono no aware nasce dall’incontro e dal sostegno di due famiglie di imprenditori profondamente legate al territorio della Franciacorta e ai frutti che derivano dalla sua lavorazione. La famiglia Mazzocchi, nell’Ottocento, ha operato nel settore della bachicoltura e, con la medesima passione e dedizione, la famiglia Caruna è da anni inserita nel settore agricolo e vinicolo.
Pompeo Mazzocchi nel corso delle sue quindici spedizioni in Giappone per l’acquisto di seme-bachi rimase affascinato dagli usi, dai costumi e dalla produzione artistica tradizionale della popolazione; tanto da arrivare ad acquistare numerose opere che espose nella sua dimora di Coccaglio dando vita ad una collezione estremamente eterogenea. La collezione d’arte orientale venne poi ereditata dal figlio Cesare Mazzocchi, il quale scelse di donarla alla comunità locale permettendo la realizzazione del Museo d’Arte Orientale – Collezione Mazzocchi di Coccaglio.
Un’eredità tramandata, quindi, come quella che viene trasferita da generazione in generazione nella famiglia Caruna.
La connessione tra Coccaglio ed il Paese del Sol Levante, già stabilita dalla presenza del Museo, viene suggellata attraverso questa bottiglia il cui nome fa riferimento al concetto giapponese di mono no aware, ovvero di profonda empatia nei confronti del corso della natura e di apprezzamento dei piccoli piaceri della vita, dalla visione di un fiore che sboccia ad esempio. La condivisione di tale concetto porta a provare una sensazione di lieta malinconia, questo perché si giunge ad avere una visione estetica del tempo che scorre irreversibilmente con piena consapevolezza che questo agisce inesorabile sulla natura e sull’uomo.
Eguale lieta malinconia, con rivisitazione in chiave occidentale, si prova nell’osservare l’impegno necessario per la produzione di una bottiglia di vino e al tempo stesso la bellezza che ne deriva.
Il momento che meglio descrive il mono no aware è l’hanami, ovvero il momento durante il quale si ammirano i fiori di ciliegio sbocciare e molto rapidamente perdere i loro petali. Quelle che si concretizzano sono una profonda gioia e bellezza derivanti dalla natura destinata, però, a concludersi presto. Ancora oggi è usanza festeggiare l’hanami, ma in particolare in passato era consuetudine cimentarsi in un gioco che prevedeva la composizione di una poesia, prima di pescare con un retino di bambù dei piattini che scorrevano lungo il fiume, versarvi dentro il saké e bere. Il fiume sta proprio a simboleggiare lo scorrere del tempo e allo stesso modo anche il fiume che scorre nelle vicinanze della cantina Caruna è monito quotidiano del potere e della bellezza della natura e di quanto sia importante apprezzare tali valori.
Ulteriore collegamento tra il vino prodotto e la cultura orientale è simboleggiato dal kintsugi, la tecnica di restauro e di riparazione attraverso l’oro che conferisce nuova vita e nuovo valore agli oggetti. Allo stesso modo anche al momento della nascita di questa cantina era stata ispiratrice l’idea di recuperare e rendere più forte e prezioso ciò che si coltivava e poi raccoglieva giungendo alla creazione di un prodotto di qualità.
Tutto questo è ciò che rende il vino e la sua produzione avvicinabili alla cultura giapponese.
È risaputo che dove c’è vino ci sia anche convivialità, quindi si auspica che il portare in tavola un vino come quello dell’edizione Mono no aware possa condurre a dialoghi che siano fonte di scambio di tradizioni e culture diverse ed anche conversazioni su argomenti insoliti e profondi.